martedì 29 marzo 2016
QUANDO LO STATO RIVENDICA L’ETICITÁ, LA PAIDEIA HA FALLITO. Sull’arresto di uno studente, all’interno del Liceo Statale VIRGILIO di Roma
martedì 15 giugno 2010
L’EX MINISTRO GIUSEPPE FIORONI E I PARTITI-CHIESA ALL’ASSALTO DELLA MASSONERIA
Le preoccupazioni dell’onorevole Giuseppe Fioroni evidenziate nell’intervista del 3.06.2010 al giornale Il Tempo e dirette al segretario del Partito Democratico nonché, in generale, all’opinione pubblica, evidenziano uno stato di disorientamento, all’interno del quale il primo ad essere disorientato appare proprio l’onorevole Fioroni.
L’oggetto in questione è la Massoneria. Ogni riferimento a tale secolare istituzione dovrebbe presupporre una conoscenza, pressoché adeguata, della sua storia e dei documenti sui quali la “maledetta” fratellanza si è organizzata e continua, ancora oggi, a svolgere le sue attività in conformità ai suoi statuti. La lettura delle dichiarazioni di Fioroni, anche al di là dell’espressione del suo personale pensiero, animano nel lettore una certa preoccupazione e possono creare sgomento se si pensa che l’onorevole Fioroni è stato anche ministro dell’istruzione. Mi spiego meglio. Parlare a ruota libera della Massoneria e con i toni utilizzati dall’ex ministro Fioroni per farne un “pretesto” di partito, equivale ad avere una concezione del proprio partito come se si trattasse di una chiesa. Quando i partiti diventano una chiesa, la libertà e la democrazia, invocate da Fioroni, esistono solo se esse sono conformi alle definizioni dogmatiche del partito-chiesa o della chiesa-partito. L’appello dell’ex ministro Fioroni ricorda, in certi passaggi, l’enciclica di Leone XIII Inimica vis, dell’8 Dicembre 1892. Lì si può leggere in quali termini l’azione dalla chiesa cattolica - iniziata già con l'emanazione di due precedenti documenti del 1884 e del 1890 - si rivolgeva alla Massoneria: “strappammo dal viso della massoneria la maschera onde si velava agli occhi dei popoli, e la mostrammo nella cruda sua deformità, nella sua tenebrosa e funestissima azione”. Su analoga riga, Fioroni risponde alla domanda del giornalista, sostenendo di provare difficoltà a paragonare associazioni come l’Azione Cattolica e gli Scout con la Massoneria, aggiungendo poi: “Se il PD tollerasse l’appartenenza di suoi membri alla Massoneria, verrebbe messa in crisi la credibilità dello stesso PD in tante battaglie”. All’anatema di Fioroni si associa il responsorio di Di Pietro che, a sua volta ribadisce, altrettanto superficialmente: “In un paese democratico e libero i sistemi massonici non dovrebbero esistere, perché per definizione difendono la casta e settori specifici di interesse”. Tanto Fioroni quanto Di Pietro non solo non pongono un problema di caratura politica, ma dimostrano anche di avere una concezione deformata della Massoneria, probabilmente in ragione di una loro fondamentale ignoranza storica e di una incapacità a contestualizzare gli eventi. Tali limitazioni non permettono loro di trovare altre ragioni se non quelle della propaganda. Tanto per l’ex ministro dell’istruzione, quanto per l’ex magistrato ciò è molto grave. L’ex ministro dell’istruzione dovrebbe conoscere, tra le altre cose, il contributo apportato dalla pedagogia di stampo massonico (già a partire dal Pinocchio di Collodi) alla storia della scuola italiana; l’ex magistrato poi, non ha considerato con equilibrio il contenuto dell’articolo 18 della Costituzione e della relativa Legge attuativa n. 17. del 25/01/1982 (Legge Anselmi), soprattutto l’articolo 1.
Al di là di qualsiasi intenzione apologetica dei “figli della vedova” tentiamo di individuare le ragioni dei fraintendimenti e delle ignoranze che accomunano l’ex ministro dell’istruzione e il moralista “gran maestro” dell’Italia dei Valori. Da quanto essi sostengono e diffondono non si tratta di mera propaganda anti-massonica o filo-cattolica (a seconda dei punti di vista), ma di comprensibile disinformazione. Nessuno dei due dimostra, ad esempio, di aver mai letto (fermo restando che non sono obbligati a leggerle, qualora non volessero parlare di Massoneria!) le Costituzioni di James Anderson, del 1723 e che sono il documento fondamentale della Libera Muratoria. Qualsiasi Loggia o Obbedienza che non copra sotto questo nome bande di malfattori, imbroglioni, millantatori, truffatori (come ricorda il caso della ex P2) o con termine più aggiornato “cricca”, osserva e fa proprie queste Costituzioni che impongono, altresì, di osservare le leggi e le costituzioni del proprio paese. Per quanto riguarda, ad esempio, le difficoltà espresse da Fioroni, in ordine al paragone tra Azione Cattolica, Scout e Massoneria, le Costituzioni di Anderson stabiliscono chiaramente che: “chi intende rettamente l’arte non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso”. Inoltre i requisiti e le finalità dei Liberi Muratori sono, nello stesso testo, ben esplicitate: “essere uomini buoni e sinceri o uomini di onore ed onestà, quali che siano le denominazioni o le persuasioni che li possano distinguere, per cui la Muratoria diviene il centro di Unione e il mezzo per conciliare sincera amicizia fra persone che sarebbero rimaste perpetuamente distanti”.
E il segreto? I segreti? Anche qui bisogna conoscere prima di censurare. La Massoneria non è mai stata un’associazione segreta (soprattutto durante l’Illuminismo, quando ha toccato affermazione e splendore massimi), ma una società che ha custodito e custodisce segreti (non segreti di Stato o segreti confessionali). Quali sono allora i segreti della Massoneria? Sono quelli relativi a un percorso di formazione e di illuminazione interiore, che non mettono in pericolo né la democrazia né la libertà o gli apparati dello Stato. Sono segreti iniziatici, decodificazioni di simboli, di linguaggi e di patrimoni di conoscenze che hanno accompagnato il cammino dell’umanità e dei popoli verso traguardi di progresso e di libertà. Il segreto della Massoneria è la ricerca della “parola perduta”, dell’ edificazione del tempio dell’umanità, in una società dove il male si può contrastare, ma non eliminare. Migliorare se stessi e contribuire con la propria intelligenza al progresso umano: ecco in cosa consiste il lavoro del massone. E per quello che riguarda l’organizzazione delle Logge, verso le quali è stata espressa una così viva e ingiustificata preoccupazione, troviamo, ancora una volta, specificato nelle Costituzioni di Anderson che i segreti di queste e l’obbligo di osservarli cui è soggetto il massone, riguardano solo le norme delle logge stesse e i regolamenti generali (una possibile analogia con il segreto d’ufficio o professionale che non minano né alla democrazia né alla libertà). Ovviamente, tanto l’ex ministro dell’istruzione quanto il paladino dell’eticità italiana hanno dimenticato o probabilmente ancora ignorano che in Inghilterra, paese democratico per antonomasia, come anche in America e in molti altri paesi liberi e democratici del mondo, la politica non ha mai posto e non pone problemi alla Massoneria né la Massoneria è mai stata un problema politico. La regina d’Inghilterra annualmente si reca in visita ufficiale alla “Gran Loggia Madre del Mondo”. In tutte le Logge regolari le discussioni di politica e di religione rimangono fuori dalla porta del Tempio. George Washington e Benjamin Franklin sono stati notabili massoni, come anche Federico II di Prussia, Wolfgang A. Mozart, Wolfgang Goethe e Johann G. Fichte. Più vicini ai nostri tempi massoni erano anche Winston Churchill e Franklin Delano Roosevelt. La lista si potrebbe allungare in modo considerevole e richiederebbe pertanto più tempo da dedicare allo studio dell’istituzione e dei suoi affiliati, rispetto a quello utilizzato per esternazioni sconsiderate. In ultima analisi, anche l’Italia ha una sua storia massonica da vantare, che si intreccia dignitosamente con la sua storia politica, penso a Giuseppe Mazzini, a Francesco Crispi, a Giuseppe Zanardelli e non per ultimo a Giovanni Amendola. Da Carlo Francovich a Aldo Mola e Fulvio Conti, la parabola della storia della Massoneria italiana non ha segreti né reticenze e non allude né si identifica con la formazione di “cricche”, come quelle ipotizzate. Le “preoccupazioni” sollevate da Fioroni e riecheggiate da Di Pietro non trovano riscontro in serie prospettive di ricerca o in tentativi di risoluzione di emergenze più vaste. La richiesta avanzata dall’ex ministro e da altri sostenuta può sembrare una forma di epurazione per colpevoli di gravi reati o per potenziali attentatori della democrazia e della libertà nel nostro Paese. Se la direzione del PD dovesse veramente intervenire su tale questione, esprimendo divieti e sanzioni, assumerebbe l’ufficio di una chiesa e di una inquisizione. Sicuramente le colpe e gli scandali delle chiese o dei partiti che vogliono diventare chiese o che alle chiese prestano il loro braccio, in questo tempo di neo-oscurantismo morale e culturale, sono realtà molto più concrete e tangibili. Diversa e assai più efficace invece potrebbe essere una proposta che mira all’individuazione delle massonerie irregolari o deviate o delle “cricche” che si autoproclamano logge massoniche, e dalle quali mettere in guardia gli esponenti del partito, espellendo chi ne faccia parte. Per non perdere e non far perdere ulteriore tempo, consiglierei ai due fustigatori delle morali di partito la visione del film di Totò (Antonio De Curtis) “Siamo uomini o caporali?”. Ma Totò era massone e perciò anche questo potrebbe ingenerare in loro qualche sospetto o essere, ancora, di difficile comprensione, visto che quando Fioroni e Di Pietro hanno parlato di massoni non si sono riferiti ad una società composta di uomini, ma di caporali, riproducendo la divisione fatta nel film dal massone De Curtis.
M.C.
giovedì 19 marzo 2009
I collegamenti ipotizzati tra i vari poteri visibili o latenti e le trame che chiamano indebitamente in causa confraternite, ordini cavallereschi e massonerie fanno pensare più ad una imitazione romanzata alla Dan Brown che ad una esposizione realistica e razionale di problemi sui quali si vuole e si deve sollecitare l'attenzione. Mi rendo anche conto che l'estensione di patenti massoniche (a vilipendio di una gloriosa istituzione che ricorda i felici tempi dell'Illuminismo) riesce indispensabile tanto quanto un posto nella casa del "Grande Fratello" per potersi fare notare! E quella del 3 febbraio infatti, in gergo comune, da noi catanesi viene detta: "a parata da porta Aci". Ed alle parate oggi si è molto sensibili.
Non so se chi ha ispirato tale ricostruzione abbia presente quali in realtà sono i problemi di Catania e dei catanesi. Sono problemi molto meno appariscenti di quelli che si è voluto inscenare, ma molto più profondi e dolorosi. Non sono i problemi dei quintali di cera né quelli delle tessere dei circoli di sant'Agata, né quelli dell'editoria o dei giornali asserviti o peggio dei politici pronti a salire, al momento giusto, sul carro vincente. I problemi di Catania sono anche i problemi interiori ed esistenziali, come quelli che vive ad esempio l'universo giovanile, contenuto in sacche straripanti di popolazione che si divide tra la ricchezza della Catania bene e dei salotti e quella delle zone centrostorico e periferiche dove il minore, privato di quella naturale armonia del crescere è già subito adulto e commette reati da adulto. Il bisogno e la forza di affermazione di una città più volte distrutta e sempre risorta dalle ceneri, non sono mai tramontate, neppure sotto i riflettori "falsi e bugiardi" di chi, sulle sventure altrui, crede di ergersi a moralista o censore. Su una delle porte laterali della cattedrale che custodisce il corpo di sant'Agata, sta la seguente scritta: Noli offendere patriam Agatae quia ultrix iniuriarium est. Si riferisce ad una leggenda che narra l'intenzione di Federico II, nel 1231, di assoggettare la città. Ma questo particolare l'"attento" giornalista, non l'ha notato. Ed anche per questo motivo preferiamo ritenere che le illazioni sulla festa di sant'Agata siano, ancora una volta, il frutto di una ignoranza che, ci auguriamo, vorrà presto colmare.
Maurizio Cosentino
lunedì 22 settembre 2008
DIE GEDANKEN SIND FREI - Ai miei ex studenti del Liceo statale Visconti di Roma a.s. 2007/2008
Ai miei ex studenti del Liceo statale Visconti di Roma a.s. 2007/2008
All’inizio di questo anno scolastico 2008/2009, desidero rivolgere sentitamente un saluto e un augurio di buona fortuna a tutti i miei ex studenti del liceo classico statale E.Q. Visconti di Roma.
Li ringrazio per la stima e l’attenzione (e la pazienza) che hanno dimostrato durante le lezioni, per l’interesse manifestato ai temi ed ai problemi della filosofia prima e della vita poi, o meglio della filosofia come forma di vita, di vita associata, nella comunità, dove si rende la più alta ed efficace testimonianza della propria intelligenza e dignità. Sono sicuro che saprete continuare ancora meglio sulla strada che insieme abbiamo iniziato e non per il prestigio esteriore delle mura del vecchio Collegio Romano - che oggi porta altro nome e non può certo vantare né la gloria della Ratio studiorum che fu dei gesuiti, né altra gloria o merito in più delle altre scuole italiane - ma per il vostro progresso, per la vostra indipendenza e libertà.
Siate memori dell’uguaglianza di tutti, in tutti i contesti ed a tutti i livelli. Difendete la vostra libertà con la forza giovane dei vostri pensieri e con la fatica dello studio che per nessun motivo dovrete trascurare o abbandonare, anche quando vi diranno che “non valete nulla o che non siete all’altezza di quel corso o di quella scuola”.. Siate uniti tra voi in una fratellanza di intenti per promuovere il miglioramento dei vostri compagni e di voi stessi e con ciò quello del genere umano. Siate contenti del successo altrui e contribuite, con ogni mezzo a voi disponibile, ad aiutare chi si trova in difficoltà. Non vi schierate in dispute di divisioni religiose, politiche o ideologiche. Le ragioni degli altri valgono tanto quanto le nostre e nessuno può dire di possedere la verità in senso assoluto. Rispettate tutti e fatevi rispettare da tutti.
Ricordate che l’unica cosa che possediamo e che nessuno mai ci potrà togliere sono i nostri pensieri e quello che abbiamo imparato. Abbiate una cultura e una conoscenza delle cose vasta e precisa, essa vi consentirà di essere liberi e di vincere.
Imparate molto dagli antichi maestri, essi sono, in ogni caso, più affidabili.
Vivete bene ogni giorno e siate felici.
Vostro, M.C.